Installazione: terra, vetro, mappa del mondo, la Carta della terra installata su una parete.

Sul pavimento sorge un cumulo di terra. Terra nera, in zolle, appena arata, fertile, pronta per essere seminata e offrirci i suoi frutti.
Sulla sua superficie del cumulo si stende un grande vetro rotto: è un mappa della Terra fatta a pezzi. I continenti si intravedono a malapena, le loro forme sono scomposte, alla deriva, disconnesse. Il vetro frantumato in mille parti suggerisce l’idea di un pianeta fatto a pezzi, distrutto.

La terra fresca e odorosa, pronta a dare i suoi frutti, contrasta con l’immagine del pianeta smembrato: un ente vivente, fertile e ricco e una Terra distrutta dall’essere umano che lo popola. Il pianeta Terra è colpito e spezzato dall’uomo che sfrutta le sue risorse e le sue ricchezze all’infinito, senza rispettarlo, senza considerare le sue caratteristiche vitali ed i suoi bisogni.

«Que nuestro tiempo sea recordado por el despertar de un nuevo respeto por la vida, un compromiso firme de lograr la sostenibilidad, la lucha decidida en favor de la justicia y de la paz y la alegre celebración de la vida»

Di fronte al cumulo di Terra si può leggere la Carta della terra[1]: un documento che pone l’accento sulla necessità di accorrere in soccorso del pianeta e prendere coscienza sulle problematiche ecologiche e sulla precarietà di un futuro basato sul modello di sfruttamento ad libitum della Terra.

Sinossi

Requiem Terrae denuncia la relazione perversa che lega la civiltà postindustriale alla Terra, che l’uomo tratta come un prodotto che deve rendere, garantire ricchezza, benessere, energia e mai come soggetto da rispettare, ente vivente con cui relazionarsi e da ascoltare.

Nelle parole dell’artista, l’installazione Requiem Terrae ha come obiettivo «sensibilizzarci sulle problematiche ecologiche e le nostre responsabilità nei confronti dell’ambiente. Un invito a riflettere sull’uso che facciamo della Natura e delle risorse della Terra.
Non possiamo pensare più alla Terra come un bene inesauribile del quale posiamo fare uso indiscriminato all’infinito, è il momento di proporre forme di sviluppo sostenibile che permettano alla terra di rigenerarsi.

Prendere coscienza che con il nostro attuale sistema di vita abbiamo provocato grandi e drastici cambiamenti nell’ambiente.

Le nostre azioni incidono intensamente sul territorio provocando conseguenze a distanza geografica e di tempo.

Le problematiche ecologiche non sono sol tanto politiche, coinvolgono a ognuno di noi.
Dobbiamo imparare a vivere in armonia con il nostro ambiente.
Prendere coscienza è il primo passo per cambiare».

 

 


[1] Dopo anni di studio di 23 personalità provenienti dai 5 continenti sul tema di ecologia ed ambiente, nel Marzo del 2000 l’Unesco ha ratificato la Carta della terra, un documento guida che delinea la via etica allo sviluppo sostenibile.

 

 

 


REQUIEM TERRAE



2011 - Roma - Chiesa di San Filippino