La installazione e composta di uno stipite di peperino di grande spessore, similare a quelle dei palazzi del Rinascimento, con una porta semiaperta che si stagliano da soli in alto a una grande vallata.
Si propone come un invito a cambiare il nostro rapporto con la natura.
Iniziare una relazione di rispetto, cura e amore del nostro pianeta, le sue risorse non ci appartengono, non possiamo continuare a sfruttarlo all’infinto.
La terra non è di nostra proprietà siamo semplici ospiti e avviamo la responsabilità de lasciare le sue risorse per chi verrà dietro di noi.

Vuole inoltre essere una proposta a immergerci con tutti i sensi nella natura che se siamo capaci di ascoltarla, di lasciaci andare ci donna un grande equilibrio e benessere

E una installazione che cerca di aprire la porta per un futuro più in sintonia con l’ambiente, a sentirci parte di un tutto, siamo natura noi stessi e come tali dobbiamo prenderci cura di lei come ci prendiamo cura di noi stessi

Nella porta, semiaperta ce incisa nella pietra la frase conclusiva de la “Carta della terra” che dice:

Possa la nostra epoca essere ricordata peri il risveglio di una nuova riverenza per la vita, per la risolutezza nel raggiungere la sostenibilità, per l’accelerazione della lotta per la giustizia e la Pace, e per la gioiosa celebrazione della vita.

Dopo anni di studi di 23 personalità provenienti dei 5 continenti sul tema di ecologia e ambiente, nel marzo del 2000 l’Unesco ha ratificato la Carta della Terra, un documento guida che delinea la via etica alo sviluppo sostenibile.

Inés Fontenla

 


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