L’installazione sviluppa il tema del “Buco di ozono“, fenomeno pericolosamente presente sull’Antartide e la Tierra del Fuego.
Il lavoro è composto di due parti, una delle quali è un video e l’altra una installazione che si sviluppa sul pavimento, dove si estende una mappa della Tierra del Fuego, realizzata con un tappeto di erba, che serve di base per una serie di piccole case, realizzate nello stile delle costruzioni locali.
Al di sopra queste costruzioni si dirigono dei coltelli e intense luci, appesi al tetto, che vogliono rappresentare il rischio che corrono le popolazioni presenti in quel territorio.
La opera si completa con un video realizzato con persone che vivono in Ushuai (Capitale de Tierra del Fuego), la città più australe dell’America Latina.
Nel video sono intervistate persone che raccontano l’esperienza di vivere sotto la minaccia del “Buco di Ozono”. L’idea è dare ascolto a chi subisce i fatti, viene anche presenta un’intervista a uno degli scienziati operanti nel centro di ricerca “Cadic”, sito in Ushuai, il quale spiega le caratteristiche di questo problema e le sue conseguenze.
Il lavoro cerca di mettere in evidenza la situazione di molti persone che non avendo i benefici de in alto livello di vita, soffrono però le conseguenze, provocate di altri paesi dove il tenore di vita è alto.
Il nostro standard di vita alcune volte ha un impatto negativo in altre zone lontane; come ben dice un antico detto “se una farfalla batte le ali in Giappone, un uragano si scatenerà dall’altra parte del mondo”
Inés Fontenla